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      E apresso lui fue Ottaviano Agustus suo nipote e figliuolo adottivo, il quale regnava quando Cristo nacque, e dopo molte vittorie signoreggiò tutto il mondo in pace; e d'allora innanzi fu Roma a signoria d'imperio, e tenne sotto la sua giuridizione e dello imperio tutto l'universo mondo.
     
      III
     
     
      Come i Romani e gl'imperadori ebbono insegna, e come da·lloro l'ebbe la città di Firenze, e altre cittadi.
     
      Al tempo di Numa Pompilius per divino miracolo cadde in Roma da cielo uno scudo vermiglio, per la qual cosa e agurio i Romani presono quella insegna e arme, e poi v'agiunsono S.P.Q.R. in lettere d'oro, cioè Senato del popolo di Roma: e così dell'origine della loro insegna diedono a tutte le città edificate per loro, cioè vermiglia. Così a Perugia, a Firenze, e a Pisa; ma i Fiorentini per lo nome di Fiorino e della città v'agiunsono per intrasegna il giglio bianco, e' Perugini talora il grifone bianco, e Viterbo il campo rosso, e li Orbitani l'aquila bianca. Ben'è vero che' signori romani, consoli e dittatori, dapoi che l'aguglia per agurio aparve sopra Tarpea, cioè sopra la camera del tesoro di Campidoglio, come Tito Livio fa menzione, si presono l'arme in loro insegne ad aquila; e troviamo che 'l consolo Mario ne la battaglia de' Cimbri ebbe le sue insegne con l'aquila d'argento, e simile insegna portava Catellina quando fu sconfitto da Antonio nelle parti di Pistoia, come recita Salustio. E 'l grande Pompeo la portò in campo azzurro e l'aquila d'argento: e Iulio Cesare la portò il campo vermiglio e l'aquila ad oro, come fa menzione Lucano in versi, dicendo: "Signa parens aquilas, et pila minantia pilas". Ma poi Ottaviano Agusto, suo nipote e successore imperadore, la mutò, e portò il campo ad oro, e l'aquila naturale di colore nero a similitudine della signoria dello imperio, che come l'aquila è sovra ogni uccello, e vede chiaro più ch'altro animale, e vola infino al cielo dell'emisperio del fuoco, così lo 'mperio dé essere sopra ogni signoria temporale.


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Nuova cronica
Tomo Primo
di Giovanni Villani
pagine 501

   





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