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      Ma come piacque a Dio, per reverenza e miracolo del beato Giovanni, la torre, ch'era alta CXX braccia, parve manifestamente, quando venne a cadere, ch'ella schifasse la santa chiesa, e rivolsesi, e cadde per lo diritto della piazza, onde tutti i Fiorentini si maravigliaro, e il popolo ne fu molto allegro. E nota che poi che·lla città di Firenze fu rifatta, non v'era disfatta casa niuna, e allora si cominciò la detta maladizione di disfarle per gli Ghibellini. E ordinaro che della gente dello 'mperadore ritennero VIIIc cavalieri tedeschi al loro soldo, onde fu capitano il conte Giordano. Avvenne che infra l'anno medesimo che' Guelfi furono cacciati di Firenze quegli ch'erano a Montevarchi furono assaliti da le masnade de' Tedeschi che stavano in guernigione nel castello di Gangareta nel mercatale del detto Montevarchi, e di poca gente fue aspra battaglia, infino nell'Arno, dagli usciti guelfi di Firenze a' detti Tedeschi; a la fine i Tedeschi furono sconfitti, e gran parte di loro furono tra morti e presi; e ciò fu dì..., gli anni di Cristo MCCXLVIII.
     
      XXXIV
     
     
      Come l'oste di Federigo imperadore fu sconfitta da' Parmigiani e dal legato del papa.
     
      In questo tempo Federigo imperadore si puose ad assedio a la città di Parma in Lombardia, imperciò ch'erano rubellati dalla sua signoria e teneano colla Chiesa, e dentro in Parma era il legato del papa con gente d'arme a cavallo per la Chiesa in loro aiuto. Federigo con tutte le sue forze e quelle de' Lombardi v'era intorno, e stettevi per più mesi, e giurato aveva di non partirsi mai, se prima non l'avesse; e però avea fatto incontro a la detta città di Parma una bastita a modo d'un'altra cittade con fossi, e steccati, e torri, e case coperte e murate, a la quale puose nome Vittoria; e per lo detto assedio avea molto ristretta la città di Parma, e era sì assottigliata di fornimento di vittuaglia, che poco tempo si poteano più tenere, e ciò sapea bene lo 'mperadore per sue spie; e per la detta cagione quasi gli tenea come gente vinta, e poco gli curava.


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Nuova cronica
Tomo Primo
di Giovanni Villani
pagine 501

   





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