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      Avenne, come piacque a Dio, che uno giorno lo 'mperadore, per prendere suo diletto, si andò in caccia con uccegli e con cani, con certi suoi baroni e famigliari, fuori di Vittoria; i cittadini di Parma avendo ciò saputo per loro spie, come gente avolontata, ma più come disperata, uscirono tutti fuori di Parma armati, popolo e cavalieri, a una ora, e vigorosamente da più parti assaliro la detta bastita di Vittoria. La gente dello 'mperadore improvisi, e non con ordine, e con poca guardia, come coloro che non curavano i nemici, veggendosi così sùbiti e aspramente assaliti, e non essendovi il loro signore, non ebbono nulla difesa, anzi si misono in fugga e inn-isconfitta; e sì erano tre cotanti cavalieri e genti a piè che quegli di Parma; ne la quale sconfitta molti ne furono presi e morti, e lo 'mperadore medesimo sappiendo la novella, con gran vergogna si fuggìo a Chermona; e' Parmigiani presono la detta bastita, ove trovarono molto guernimento e vittuaglia, e molte vasellamenta d'argento, e tutto il tesoro che·llo 'mperadore aveva in Lombardia, e la corona del detto imperadore, la quale i Parmigiani hanno ancora nella sagrestia del loro vescovado, onde furono tutti ricchi; e spogliato il detto luogo della preda, vi misero fuoco, e tutto l'abattero, acciò che mai non v'avesse segno di cittade, né di bastita; e ciò fu il primo martedì di febbraio, gli anni di Cristo MCCXLVIII.
     
      XXXV
     
     
      Come i Guelfi usciti di Firenze furono presi nel castello di Capraia.
     
      Poco tempo appresso lo 'mperadore si partì di Lombardia, e lasciovvi suo vicario generale Enzo re di Sardigna suo figliuolo naturale, con gente assai a cavallo, sopra la taglia de' Lombardi, e venne in Toscana, e trovò che·lla parte de' Ghibellini, che signoreggiavano la città di Firenze, del mese di marzo s'erano posti ad assedio al castello di Capraia, nel quale erano i caporali delle maggiori case de' nobili guelfi usciti di Firenze.


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Nuova cronica
Tomo Primo
di Giovanni Villani
pagine 501

   





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