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      Per cagione della detta nuova moneta del fiorino d'oro, sì·cci acadde una bella novelletta, e da dovere notare. Cominciati i detti nuovi fiorini a spargersi per lo mondo, ne furono portati a Tunisi in Barberia; e recati dinanzi al re di Tunisi, ch'era valente e savio signore, sì gli piacque molto, e fecene fare saggio, e trovata di fine oro, molto la commendò, e fatta interpetrare a' suoi interpetri la 'mpronta e scritta del fiorino, trovò dicea: "Santo Giovanni Batista"; e dal lato del giglio: "Fiorenzia". Veggendo era moneta di Cristiani, mandò per gli mercatanti pisani che allora erano franchi e molto innanzi al re (e eziandio i Fiorentini si spacciavano in Tunisi per Pisani), e domandogli che città era tra' Cristiani quella Florenza che faceva i detti fiorini. Rispuosono i Pisani dispettosamente e per invidia, dicendo: "Sono nostri Arabi fra terra", che tanto viene a dire come nostri montanari. Rispuose saviamente il re: "Non mi pare moneta d'Arabi; o voi Pisani, quale moneta d'oro è la vostra?". Allora furono confusi e non seppono rispondere. Domandò se tra·lloro era alcuno di Florenza; trovovisi uno mercatante d'Oltrarno ch'avea nome Pera Balducci, discreto e savio. Lo re lo domandò dello stato e essere di Firenze, cui i Pisani faceano loro Arabi; lo quale saviamente rispuose, mostrando la potenzia e la magnificenzia di Fiorenza, e come Pisa a comparazione non era di podere né di gente la metà di Firenze, e che non aveano moneta d'oro, e che il fiorino era guadagnato per gli Fiorentini sopra loro per molte vittorie.


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Nuova cronica
Tomo Primo
di Giovanni Villani
pagine 501

   





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