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      E stette sopra Lucca dieci dì a oste; e aboccarsi insieme per combattere le dette due osti a Pontetetto a due miglia presso di Lucca, ma non combattero, ma ciascuno schifò la battaglia, e era in mezzo la Guiscianella, e però si tornaro chi a Pisa e chi a Lucca.
     
      XXIV
     
     
      Come il maliscalco del re Carlo fu sconfitto al ponte a Valle per la gente di Curradino.
     
      Poi si partì Curradino con sua gente di Pisa, e venne a Poggibonizzi, il quale come i terrazzani sentirono la venuta di Curradino in Pisa si rubellarono dal re Carlo e dal Comune di Firenze, e gli mandarono le chiavi infino a Pisa. E poi di Poggibonizzi n'andò in Siena, e da' Sanesi ricevuto a grande onore; e soggiornando in Siena, il maliscalco del re Carlo ch'avea nome, come detto avemo, messer Guiglielmo di Berselve, con sua gente si partì da Firenze il dì di santo Giovanni di giugno per andare ad Arezzo per impedire gli andamenti di Curradino; e da' Fiorentini furono scorti e acompagnati infino a Montevarchi e voleagli acompagnare infino ad Arezzo, sentendo il cammino dubbioso, e temendo d'aguato per lo contado d'Arezzo. Il detto maliscalco rendendosi di soperchio sicuro di sua gente, non volle più condotto di Fiorentini, inanzi al passare si mise messer Guiglielmo lo Stendardo con CCC cavalieri bene armati e in concio, e passò sano e salvo. Il maliscalco con Vc de' suoi cavalieri, non prendendosi guardia e sanza ordine, e i più di sua gente disarmata, si mise a passare, e quando giunse al ponte a Valle, ch'è in su l'Arno presso a Laterino, uscì loro adosso uno aguato della gente di Curradino, i quali sentendo l'andamento del detto maliscalco, erano partiti di Siena per lo condotto degli Ubertini e d'altri Ghibellini usciti di Firenze, e sopragiunti al detto ponte, i Franceschi non proveduti e sanza gran difesa furono sconfitti e morti, e presi la maggiore parte, e quegli che fuggirono verso il Valdarno nel contado di Firenze furono così presi e rubati come da' nimici; e il detto messer Guiglielmo maliscalco, e messer Amelio di Corbano, e più baroni e cavalieri, furono presi e menati in Siena a Curradino; e ciò fu il dì appresso la festa di san Giovanni, a dì XXV del mese di giugno, gli anni di Cristo MCCLXVIII. Della quale sconfitta e presura la gente del re Carlo e tutti quegli di parte guelfa ne sbigottirono molto, e Curradino e sua gente ne montarono in grande superbia e baldanza, e quasi aveano per niente i Franceschi; e sentendosi ciò nel Regno, si rubellarono assai terre al re Carlo.


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Nuova cronica
Tomo Primo
di Giovanni Villani
pagine 501

   





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