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      XXVIII
     
     
      Della avisione ch'avenne a papa Chimento della sconfitta di Curradino.
     
      Avenne grande maraviglia che, essendo stata la detta sconfitta di Curradino, la vilia di santo Bartolomeo, e era già notte anzi che 'l certo si sapesse a cui fosse rimaso il campo colla vittoria, per le molte riprese e variazioni ch'ebbe la detta battaglia, la mattina per tempo vegnente della festa di santo Bartolomeo, essendo papa Chimento in Viterbo, e sermonava, e vegnendoli subitamente uno pensiero per lo quale parve al popolo che contemplasse uno buono pezzo lasciando la materia del sermone, levato della detta contemplazione disse: "Correte, correte alle strade a prendere i nimici di santa Chiesa, che sono sconfitti e morti"; e della detta sconfitta nulla novella né messo era venuto al papa, né potea venire in così corto spazio di tempo come una notte, però che da Viterbo al luogo dove fu la battaglia avea più di C miglia; e fu l'altro giorno, inanzi che nullo messaggio ne venisse in corte; ma di certo si disse per gli savi che in corte erano che il papa l'ebbe per ispirazione divina, e egli era uomo di santa vita.
     
      XXIX
     
     
      Come Curradino con certi suoi baroni furono presi dal re Carlo, e fece loro tagliare la testa.
     
      Curradino col dogio d'Ostaric e con più altri, i quali del campo erano fuggiti co·llui, sì arrivarono alla piaggia di Roma in su la marina a una terra ch'ha nome Asturi, ch'era degl'Infragnipani di Roma, gentili uomini; e in quella arrivati, feciono armare una saettia per passare in Cicilia, credendo scampare dal re Carlo, e in Cicilia, che era quasi tutta rubellata a lo re, ricoverare suo stato e signoria.


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Nuova cronica
Tomo Primo
di Giovanni Villani
pagine 501

   





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