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      E rimasono in sul campo morti, che d'una parte e che d'altra, Vc e più de' migliori cavalieri del mondo; ma i più della parte del conte di Luzzimborgo; ch'egli con tre suoi fratelli carnali vi rimasono morti, e il conte di Ghelleri, e quello di Les, e più altri baroni del Reno e d'Alamagna, e in grande quantità presi, che per la fierezza de' buoni cavalieri nullo quasi fuggì di campo, onde bene n'è da·ffare notevole memoria, però che appena si truova di tanta poca gente, a comparazione, sì aspra battaglia come fu quella. Per la quale vittoria il duca di Brabante e suo paese montò in grande fama di buona cavalleria e di grande stato, e conquistò il ducato di Lamborgo ond'era la quistione; e d'allora innanzi il duca di Brabante acrebbe la sua arme, e fecela a quartieri: l'uno il campo nero e leone ad oro, cioè l'arme del duca di Brabante; l'altro il campo ad argento e leone vermiglio per la ducea di Lamborgo. Ma poi pace faccendo, e per non esser disertato, Arrigo, giovane fanciullo rimaso del conte di Luzzimborgo, per consiglio de' parenti e amici tolse per moglie la figliuola del duca di Brabante. Questo Arrigo crebbe poi in tante virtù e valore, che fu imperadore di Roma, come innanzi al suo tempo la nostra cronica farà menzione.
     
      CXXXIV
     
     
      Come don Giamo venne di Cicilia in Calavra con sua armata, e ricevettevi alcuno danno, e poi si puose ad assedio a Gaeta.
     
      Nel detto anno e mese di giugno, essendo il conte d'Artese maliscalco della gente del re Carlo in Calavra ad oste al castello di Catarzano ch'era rubellato al re Carlo, e s'era arrenduto a don Giamo d'Araona, il quale si facea chiamare re di Cicilia, il detto don Giamo col suo amiraglio Ruggieri di Loria, per soccorrere e levare l'assedio dal detto castello, vennero di Cicilia con loro armata da L tra galee e uscieri, e con gente d'arme e cavagli puosono in terra.


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Nuova cronica
Tomo Primo
di Giovanni Villani
pagine 501

   





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