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      Avenne, quando Gianni e Guido suoi figliuoli furono cavalieri, ciascuno volea esser conte di Fiandra, onde piato ne nacque ne la corte del re di Francia, e convenne ne fosse sentenzia; e citata la contessa Margherita al giudicio innanzi al re, disse che Guido era degno d'essere conte di Fiandra, però ch'egli era nato di matrimonio, e Gianni no; onde crucciato Gianni, ch'era il maggiore, inanzi al re di Francia e suo consiglio in presenza della madre disse: "Dunque sono io figliuolo della più ricca puttana del mondo?". La contessa, come savia, si gabbò delle parole, e rispuose a Gianni: "Io non ti posso torre Analdo di tuo retaggio, ma io ti voglio torre che a la tua arme, ch'è il campo ad oro e leone nero, a·leone tu non facci mai unghioni né lingua, perché la tua è stata villana; e Guido voglio il porti tutto intero". E così fu giudicato e confermato per lo re di Francia e per gli dodici peri. Onde di messer Gianni sono discesi i conti d'Analdo, e di messer Guido conte di Fiandra messere Ruberto di Bettona, e messer Guiglielmo e messer Filippo della sua prima donna avogada di Bettona; e della seconda donna figliuola del conte di Luzzimborgo e contessa di Namurro, la quale contea fece comperare per gli figliuoli al conte di Fiandra, sì nacquero messer Gianni conte di Namurro, e il buono messer Guidone, e messer Arrigo di Fiandra; del quale Guidone la nostra storia ha parlato ne la detta sconfitta di Coltrai, e parlerà ancora in più parti di loro prodezze e valentie, e però ne paiono degni di loro nazione avere voluto fare memoria.


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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