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      Al quale comandamento i Fiorentini e' Lucchesi furono disubidienti e non si partirono dall'assedio di Pistoia; per la qual cosa i detti legati iscomunicaro i rettori de la cittade e' capitani dell'oste e puosono lo 'nterdetto a la città di Firenze e al contado. Il duca Ruberto per non disubbidire al papa si partì dell'oste con sua privata famiglia, e andonne a corte a Bordello, e lasciò nell'oste il suo maliscalco, messer Dego de la Ratta catalano, e tutti i cavalieri i quali v'avea menati al servigio de' Fiorentini e al loro soldo; e' Fiorentini e' Lucchesi, ricrescendo l'assedio al continuo, e' convenia che tutti i cittadini v'andassono o mandassono come toccava per vicenda, o pagassono una imposta per capo d'uomo com'era tassato, la quale si chiamò la Sega. Nel detto assedio ebbe molti assalti e badalucchi a cavallo e a piè, e dammaggio dell'una parte e dell'altra, però che dentro avea franche masnade; e chiunque era preso che n'uscisse, a l'uomo era tagliato il piè, e a la femmina il naso, e ripinto adietro nella città per uno ser Lando d'Agobbio, crudele e dispietato oficiale, il quale per gli Fiorentini fu sopranomato Longino. E così istette e durò la detta oste tutta la vernata, non lasciando per nevi né per piove né ghiacci. A la fine vegnendo a que' d'entro meno la vivanda, e sentendo che di Bologna era cacciata la parte bianca, avendo perduta ogni speranza di soccorso, sì s'arendero salve le persone, e tennonsi insino a tanto che nulla vi rimase a mangiare, avendo mangiati i cavagli, e pane di saggina e di semola, nero come mora


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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