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      Trovò la terra molto partita per la guerra ch'era intra' Tolomei e' Salimbeni, che quasi tutti i cittadini chi tenea coll'uno e chi coll'altro; e' Fiorentini temendo per quella discordia che la terra non si guastasse, e parte guelfa non prendesse altra volta per la detta discordia, sì mandarono per loro ambasciadori pregando il duca che per Dio non si partisse della terra infino che non gli avesse acconci insieme, e avesse la signoria della città; e 'l duca così fece, che tra le due case Tolomei e Salimbeni fece fare triegua con sofficiente sicurtà V anni, e fecevi molti cavalieri novelli, e dimorovvi infino a dì XXVIII di luglio; e in questa dimoranza tanto s'adoperò tra per paura e per amore, come sono le parti nella città divise, gli fu data la signoria di Siena per V anni sotto certo modo e ordine, e per questa stanza del duca in Siena, volle da' Fiorentini oltre a' patti XVIm fiorini d'oro, onde i Fiorentini si tennono male appagati.
     
      LIBRO UNDECIMO
     
      I
     
     
      Qui comincia lo XI libro, il quale conta de la venuta in Firenze di Carlo duca di Calavra figliuolo del re Ruberto, per la cui venuta fu cagione che lo re eletto de' Romani venne de la Magna in Italia.
     
      Carlo duca di Calavra e primogenito del re Ruberto re di Gerusalem e di Cicilia entrò nella città di Firenze mercolidì all'ora di mezzodì, dì XXX di luglio MCCCXXVI, co la duchessa sua moglie e figliuola di messere Carlo di Valos di Francia, cogl'infrascritti signori e baroni, cioè messer Gianni fratello del re Ruberto e prenze de la Morea colla donna sua, messer Filippo dispoto di Romania e figliuolo del prenze di Taranto nipote del re, il conte di Squillaci, messer Tommaso di Marzano, il conte di Sansoverino, il conte di Chiermonte, il conte di Catanzano e quello di Sangineto in Calavra, il conte d'Arriano, il conte Romano di Nola, il conte di Fondi nipote di papa Bonifazio, il conte di Minerbino, messer Guiglielmo lo Stendardo, messer Amelio dal Balzo, il signore di Berra e quello di Merlo, messer Giuffredi di Gianvilla, e messer Iacomo di Cantelmo, e Carlo d'Artugio di Proenza, e 'l signore del Sanguino, e messer Berardo di siri Grori d'Aquino, e messer Guiglielmo signore d'Ebole, e più altri signori e cavalieri francesci e provenzali e catalani e del Regno e napoletani, i quali furono in quantità, co' Provenzali che vennono per mare, da MD cavalieri, sanza quegli del duca d'Atene, ch'erano IIIIc; intra' quali tutti avea bene CC cavalieri a sproni d'oro, molto bella gente e nobile, e bene a cavallo, e in arme, e in arnesi, che bene MD some a muli a campanelle aveano.


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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