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      I sopradetti tre capitani del popolo sempre nel segreto, dissimulando il popolo, ordinavano e trattavano la venuta del Bavero e di farlo re de' Romani, per animo di parte ghibellina, e per molta moneta ch'ebbono da Castruccio duca di Lucca, e da la parte ghibellina di Toscana e di Lombardia. Incontanente mandarono segreti messi e lettere a Viterbo al Bavero, che lasciasse ogni dimoranza, e venisse a Roma, e non guardasse a mandato o detto degli ambasciadori del popolo di Roma. I quali ambasciadori giunti a Viterbo, ed isposta solennemente la loro ambasciata co le condizioni e patti loro imposte per lo popolo di Roma, commise il Bavero la risposta dell'ambasciata a Castruccio signore di Lucca, il quale, com'era per lo segreto ordinato, fece sonare trombe e trombette, e mandò bando ch'ogni uomo cavalcasse verso Roma; "e questa", disse agli ambasciadori di Roma, "è la risposta del signore imperadore". I detti ambasciadori cortesemente ritenne, e fece ordinare e mandò scorridori innanzi prendendo ogni passo, acciò che ogni messaggio o persona ch'andasse verso Roma fosse arrestato e ritenuto. E così si partì il detto Bavero con sua gente de la città di Viterbo martidì a dì V di gennaio, e giunse in Roma il giuovidì vegnente, dì VII di gennaio MCCCXXVII, nell'ora di nona, e con sua compagnia bene IIIIm cavalieri, sanza contasto niuno, com'era ordinato per gli detti capitani, e da' Romani fue ricevuto graziosamente, ed ismontò ne' palazzi di Santo Pietro, e là dimorò IIII giorni; poi passò il fiume del Tevero per venire ad abitare a Santa Maria Maggiore; e il lunidì vegnente salì in Campidoglio, e fece uno grande parlamento, ove fu tutto il popolo di Roma, ch'amava la sua signoria, e degli altri; e in quello il vescovo d'Ellera dell'ordine degli agostini disse la parola per lui con belle autoritadi, ringraziando il popolo di Roma dell'onore che gli aveano fatto, dicendo e promettendo com'egli avea intenzione di mantenergli e innalzargli, e di mettere il popolo di Roma in ogni buono stato, onde a' Romani piacque molto, gridando: "Viva, viva il nostro signore e re de' Romani!


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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