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      per mala condotta de' Borgognoni soldati, che s'erano sparti per la città a la ruberia, e lasciate le bandiere e 'l capitano; ma ischiarando il giorno, la gente cominciò ad andare al Prato al soccorso del capitano. I nimici veggendo la gente nostra ingrossare, e già di loro e morti e presi, si rinchiusono nel castello, e intesono di quello per la porta Luccese co' detti figliuoli di Castruccio sanza ritegno scampare, e fuggendo verso Serravalle, e lasciando molti l'arme e' cavagli, e presine e morti alquanti. Ma se per lo capitano fosse stato meglio proveduto, o da' suoi cavalieri meglio obbidito, che parte di loro fossono cavalcati di fuori a la porta Luccese, i figliuoli di Castruccio e tutta sua gente erano morti e presi. In questo modo fu presa la città di Pistoia giuovidì a dì XXVIII di gennaio anni MCCCXXVII, e tutta fu corsa e rubata sanza nullo ritegno, e durò la ruberia più di X dì, rubando Guelfi e Ghibellini, onde molto fu ripreso il capitano; che se a·cciò avesse riparato, e co la sua gente e con Vc cavalieri della Chiesa, ch'allora erano in Prato, fosse di presente cavalcato, avrebbe avuto Serravalle, Carmignano, Montemurlo, e Tizzano, o alcuno de' detti castelli. Ma il vizio della covidigia guasta ogni buono consiglio. Raquetata la ruberia, il capitano riformò la terra per lo re Ruberto e per lo duca, e lasciòvi per capitano il detto messer Simone de la Tosa con CCL soldati e M pedoni al soldo del Comune di Firenze, e il detto messer Filippo tornò in Firenze, domenica a dì VII di febbraio, con grande onore e trionfo fattogli per gli Fiorentini d'armeggiatori con bandiere e coverti di zendadi, e andargli incontro co la cavalleria e popolani a piè, ciascuna compagnia col suo gonfalone, e fattogli palio per mettere sopra capo, ma ciò non volle acconsentire, ma fecevi mandare sotto innanzi a·llui il pennone dell'arme del duca, ch'elli usava portare sopra capo, che gli fu posto in gran senno e conoscenza, e menonne seco molti pregioni pistolesi e altri, e uno figliuolo del traditore messer Filippo Tedici e uno suo nipote piccoli garzoni, e più altri cari figliuoli de' Ghibellini di Pistoia, e molta roba, drappi, arnesi, e gioelli.


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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