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      E di ciò fu assai ripreso meser Malatesta, il quale colla nostra oste valicò oltre, e accamparsi su 'n un poggio incontro al prato di Lucca, lasciandosi adietro la bastita e fortezza di San Quirico. E se 'l capitano fosse almeno isceso al piano di contra al prato di Lucca, si fornia allora la terra per forza, e partivasi l'oste di Pisani in rotta; però che non era ancora per li Pisani fatta chiusa né fortezza alcuna al prato di Lucca da quella parte. E oltre a·cciò i nostri ch'erano in Lucca, uomini e femmine e fanciulli, veggendo la potenza della nostra oste armati e disarmati uscirono nel prato sanza contasto di nimici. Il capitano nostro pur volle che·ll'oste s'accampasse al poggio quel dì, e·lla notte cominciò gran pioggia; ma però i Pisani non lasciaro di rafforzare il battifolle di San Quirico, e affossaro e steccarono il prato presso al Serchio, sicché i nostri non potessono valicare, e in sul prato ridussono tutta la loro potenza d'oste apetto a' nostri. E quivi dimorò la nostra oste per IIII dì sanza fare alcuna cosa con molta soffratta di vittuaglia per lo male tempo, e fu talora vi valse il pane soldi III; poi a dì XV di maggio raconciò il tempo. Uno messer Bruschino tedesco con sua bandiera e compagni valicò il Serchio in sull'ora di vespro, e cominciò badalucco co' nimici, e seguillo il duca d'Atene con sua gente, e ingrossò sì il badalucco, che più di MD cavalieri e più pedoni di nostri valicaro il fiume, e per forza ruppono gli steccati e misero in fuga i nimici; e se fossono seguitati da' nostri, e fosse stato più di giorno, e rimasi i nostri in sul prato, i nostri avieno la vittoria; ma la notte fece fare la ritratta.


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Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





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