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      Feciono gli uficiali del Comune fare in su i casolari de' Tedaldini di porta San Piero, ch'è uno grande compreso, X forni con palchi e chiuso a porte per lo Comune, ove per uomini e femmine di dì e di notte si facea pane della farina del grano del Comune sanza aburattare o trarne crusca, ch'era molto grosso e crudele a vedere e a mangiare, di peso d'once VI l'uno, che se ne facea per istaio da VIIII serque, e cocevasene il dì da LXXXV in C moggia; e poi si stribuiva la mattina a cenno della campana grossa de' priori a più chiese e canove per tutta la città, e di fuori dalle mastre porte per li contadini d'intorno presso alla città del piviere San Giovanni, e d'altri pivieri che venieno alle porti per esso, e davanne per bocca II pani per danari IIII l'uno. E soprabondò tanta gente, e che·nne volieno più che due pani per bocca, che per la calca gli uficiali non potieno cospicere; sì ordinaro di dare il pane alle famiglie per iscritte e polizze, II pani per bocca. E trovossi in mezzo aprile nel MCCCXLVII che da LXXXXIIIIm bocche erano, che n'avieno a dispensare per dì; e di questo sapemmo il vero dal mastro uficiale della piazza, che ricevea le scritte e polizze. Omai potete avisare, chi·ssa albitrare come innumerabile popolo era ritratto per la carestia in Firenze a pascersi; e nel detto numero non erano i cittadini e loro famiglie ch'erano forniti per loro vivere, e non volieno pane di Comune, o comperavano del migliore pane alle piazze o a' fornai danari VIII il pane, e tale X in XII il meglio, ché ciascuno potea fare e vendere pane sanza ordine o di peso o di pregio, e non contando i religiosi mendicanti né i poveri che viveano di limosine, ch'erano sanza numero, che di tutte le terre circustanti erano per lo caro ch'aveno acommiatati e ridotti in Firenze, ond'era una continua battaglia quella di poveri e di dì e di notte a' cittadini.


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Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





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