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      Per la qual cosa l'astuzia de' detti emuli diverrà vana e non potrà prevalere, ma come il fieno subitamente si secchi, e·ll'amore nostro e degli altri della casa reale devoti crescerà e sarà immutabile. Dio altissimo benedicenti e lodanti, e sanza fine dicenti: "Benedetto che venne nel nome del Signore".
     
      CX
     
     
      Risposta fatta in presenzia della maiestà reale ivi per lo venerabile uomo messer Giovanni, cherico di Visprimiense, a·ccui il re la risposta commisse.
     
      L'ambasciata del Comune di Firenze così solennemente e ordinatamente esposta messere lo re volentieri ha udita, e·lle cose fatte de' suoi pregenitori, ella benivolenza, la quale al Comune di Firenze, a' Fiorentini e a quella città, i pregenitori suoi sempre hanno avuto, e·lla congiunzione che sempre fu intra·lloro e col Comune predetto, con grazioso animo ha acettato, offerendosi ancora quella sempre servare, e·lle vie de' suoi pregenitori sempre sequitare
      .
      E mentre che 'l detto eletto questa risposta facea, il re gli s'acostò all'orecchio manco, e in silenzio a·llui parlò, il quale eletto incontanente disse: "Il nostro signore dice ch'elli intende i Guelfi d'Italia sempre avere raccomandati".
      Poscia che giunti fummo a Filigno, e quivi furono gli onorevoli ambasciadori del Comune di Perugia, e avuta tra·nnoi e·lloro collazione e diliberagione, in prima co·lloro ci rapresentammo dinanzi al cospetto reale, e quelle cose in diversi sermoni spartitamente e per loro e per noi alla maestà reale furono recitate, le quali erano inn-effetto una medesima cosa, in comune sermone recate per lo detto meser Tommaso di comune concordia dell'uno e dell'altro Comune furono sposte.


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Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





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