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      Nella storia abbiamo imparato a conoscere e ritrovare noi stessi. V'è una grande relazione fra i giorni della nostra vita e i secoli dell'umanità, e non possiamo conoscere l'uomo, senza aver prima conosciuto il genere umano. Quindi importa assai, ci è anzi necessario raccogliere e ricomporre la catena non interrotta dei pensieri e delle azioni umane. Così ci siamo accorti d'un gran numero di vaste regioni, inesplorate nel mondo ideale della storia; e subito lo spirito umano si rivolse a percorrerle con insolito ardore, perchè ogni nuova scoperta in queste regioni, era una scoperta nuova che faceva in sè stesso. Allora la canzone del popolo e del selvaggio, i più oscuri dialetti acquistarono grande importanza: fu osservato che la lingua e la poesia del popolo sopravvivono non di rado a quella dei dotti, e trasmettono da una età all'altra le tradizioni della vita intellettuale. E le classiche letterature non ci apparvero più come oasi di fiori, in un deserto d'arene; ma si riuniron fra loro, per mezzo d'un lavoro segreto, finora sconosciuto e disprezzato, e pure non mai interrotto dello spirito umano.
      Se non che, ogni volta che uno di questi sotterranei passaggi viene alla luce, s'odono esagerazioni da un lato, proteste e lamenti dall'altro. Quando si conobbe che gli Dei, la lingua e i primi abitatori della Grecia eran venuti dall'India, sorse una gran lite fra coloro che volevano vedere una Grecia indiana, e coloro che la volevano isolata nel mondo, e quasi nata dal nulla. Ma quando la lite fu composta, allora si vide che la originalità greca, connettendosi al passato, rifulgeva di nuovo splendore.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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