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      Oggi si traducono, nei paesi dove furono scritti, i più antichi romanzi cavallereschi, le poesie provenzali, i Niebelungen, che furono lavori tedeschi di contemporanei di Dante, e le poesie del Chaucer, che imitava in inglese il nostro Boccaccio. La lingua italiana, invece, tarda più delle altre a formarsi, tenta più volte quasi timidamente il terreno; ma non appena comparisce, il suo carattere è già determinato, la sua grammatica è ferma, le. sue tradizioni sono immutabili. Noi parliamo oggi la lingua di Dante e del Boccaccio, e i più antichi monumenti della nostra letteratura non hanno bisogno d'essere tradotti. E questo fatto ha tale importanza, che le altre lingue son subito costrette d'imitare la ferma e sicura regolarità della nostra, dovendosi modificare talvolta a segno, che si trasformano compiutamente. Quell'indole che il genio italiano aveva dimostrato sempre nelle istituzioni e nelle scienze, esso dimostra ora nell'origine della nuova lingua, nella quale è già chiuso il germe della poesia. L'una e l'altra obbediscono sempre alle stesse leggi, sgorgano dalla medesima sorgente.
      IX.
      Ma ora si presentano coloro, i quali hanno detto, che noi dobbiamo moderare il nostro orgoglio nazionale; perchè nell'origine della sua letteratura, l'Italia ha ricevuto continuo aiuto dalla Francia. Negare i fatti che s'adducono, sarebbe una puerile meschinità; esaminiamoli, dunque, prima di giudicarli imparzialmente.
      Nella corte normanna ed angioina di Napoli, la lingua francese era di grandissimo uso; nell'Italia settentrionale si scrisse in provenzale, assai prima che in italiano, e nel centro troviamo dai cronisti, che la frangicena loquela era assai comunemente intesa, e i frangiceni poeti vagavano, cantando per le città. Abbiamo una serie non piccola d'Italiani che, come Sordello, tengono un posto onorato nella storia della letteratura provenzale.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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