Pagina (36/287)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Egli incontra nel Purgatorio (XXIV, 49-60) Bona-giunta da Lucca, amico di Guittone d'Arezzo e del notaio Jacopo da Lentino, tre rimatori della vecchia scuola. Bonagiunta gli dice:
      Ma di' s'io veggio qui colui che fuoreTrasse le nuove rime, cominciando:
      Donne ch'avete intelletto d'amore?
      Ed io a lui: Io mi son un che quandoAmore spira, noto, ed a quel modo
      Che detta dentro, vo significando.
      O frate, issa vegg'io, diss'egli, il nodoChe il Notaio e Guittone e me ritenne
      Di qua dal dolce stil nuovo ch'i' odo.
      Io veggio ben come le vostre penneDiretro al dittator sen vanno strette,
      Che delle nostre certo non avvenne.
      Ed è strano veramente che, dopo queste sì esplicite dichiarazioni del poeta, i suoi comentatori s'affatichino tanto intorno alle allegorie, intorno a quei passi, nei quali esso, non seguendo la voce del suo cuore, ricadeva negli artifizi del secolo, e diveniva oscuro a noi e forse a sè stesso. Quando, infatti, nel Convito e nella Vita Nuova si pone a spiegarci il senso riposto delle sue liriche, la oscurità diviene assai maggiore. Le sottili distinzioni, i sofismi, a cui s'abbandona e nei quali si perde, ci provano che il comento è ricaduto in quella scolastica, da cui il poeta s'era liberato. Chiedere a lui un significato chiaro di ciò, che forse per lui stesso era incerto e confuso, è opera vana; bisogna piuttosto chiedere al secolo la spiegazione d'un'arte, o più veramente d'un artifizio, di cui lo scrittore stesso non è sempre chiaro abbastanza. Ma di ciò parleremo più basso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Purgatorio Bona-giunta Lucca Guittone Arezzo Jacopo Lentino Notaio Guittone Convito Vita Nuova