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      Nell'ottavo secolo è già incominciata la descrizione delle valli infernali di ghiaccio e di fuoco; Beda è uno dei primi a parlarcene. Troviamo continuamente, che gli angeli e i demoni si disputano con una lunga e penosa lotta le anime dei trapassati; e così a poco a poco la leggenda s'arricchisce d'episodi e si sviluppa. Il fuoco, il ghiaccio, la bufera, le fucine diventano le pene inalterabili, e si cominciano a disporre con un certo ordine. Il purgatorio e l'inferno sono dapprima confusi. S'incontra un maraviglioso animale col corpo di quadrupede, colla testa d'uccello, il quale poi, nella Divina Commedia, si trasforma in Gerione. Si trovano per tutto i medesimi serpenti, le stesse valli, il ponte inevitabile, e dal fondo d'un pozzo infernale sorge sempre la gigantesca figura di Satana, che stritola le anime dei dannati, fra i suoi denti insanguinati. Finalmente il paradiso, il purgatorio e l'inferno sono ben distinti e divisi. Questo lavoro però va innanzi lentamente. Nel IX secolo la leggenda prende un maraviglioso sviluppo, perchè nell'anno millesimo dell'era volgare s'aspettava la fine del mondo, e la credulità aveva largo campo a fantasticare. Ma il mondo non finisce, e la leggenda, per poco sospesa, riprende più rigogliosa il suo cammino nell'XI secolo. Se non che essa ha allora una forma più letteraria ed artistica, meno religiosa. È dipinta; scolpita, raccontata in verso ed in prosa, in latino e nelle lingue volgari; ma è assai più spesso narrazione di fatti avvenuti a Santi da gran tempo morti, che storia di visioni avute da contemporanei.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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