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      Ma la visione di frate Alberico č troppo nota, per doverci noi fermare a parlarne lungamente; e gli accenni che abbiamo fatti alle altre visioni italiane provano, come esse sono pių che altro brani o frammenti, che non arrivano a svolgersi, ed a formare una vera e propria leggenda. Nell'Italia settentrionale e media, la riflessione, la cultura latina e la politica inaridivano, inceppavano il progresso di quella letteratura troppo leggendaria, popolare e superstiziosa. Noi perciō, prima d'abbandonare il soggetto, facciamo ritorno all'Italia meridionale, per discorrere del personaggio pių importante che ivi abbia creato la leggenda. Questi č Virgilio mago, e merita d'essere conosciuto, non solamente perchč ha relazione con colui, che accompagna Dante nelle pene dell'inferno; ma per la sua grandissima importanza in tutta quanta la letteratura del medio evo, italiana o straniera.
      XV.
      La credenza nelle segrete relazioni d'alcuni uomini con potenze occulte e soprannaturali, collo spirito del male, col diavolo, č antica quanto il genere umano. Era comune in India, fu trasportata in Grecia ed in Roma, la troviamo fra gli Ebrei; lo stesso Mosč gareggia coi Maghi. Questa credenza si moltiplica nel medio evo, che prestō tanta fede alle scienze occulte, e dura fino a tutto il secolo XVI, rimanendo poi solamente nella plebe. Raimondo Lullo, Alberto Magno, Cornelio Agrippa, Paracelso, Cardano, ed anche un grandissimo numero di papi furono creduti avere segreti colloquii con queste potenze occulte.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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