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      Per questa ragione qualche volta noi troviamo, nelle sacre cerimonie, il nome di Virgilio posto accanto a quello di S. Paolo, di cui la tradizione racconta che andò commosso a visitare la tomba del poeta. E nelle sacre rappresentazioni s'è trovato pure Virgilio venir dopo S. Giovanni ad annunziare la venuta di Gesù Cristo23. Costantino lo avea dichiarato profeta nel Concilio di Nicea, ed alcuni Santi Padri consigliarono pure la lettura delle sue opere. La leggenda cristiana ci racconta di due martiri, Secondiano e Veriano, convertiti alla fede dalla lettura appunto della quarta egloga di Virgilio. Queste opinioni per sè stesse lo costituivano già un personaggio leggendario; non deve dunque farci alcuna maraviglia, se fin dal quarto secolo Donato scrivendone la vita, alludesse alle occulte e soprannaturali potenze di Virgilio24.
      Ora, se tenuto conto di questo stato degli animi nel medio evo, noi consideriamo ancora che la città e i dintorni di Napoli son tutti pieni delle memorie di Virgilio, comprenderemo come ivi la leggenda trovasse una più stabile dimora. Le campagne fra Napoli e Pozzuoli si trovano tutte minutamente descritte nell'Eneide, che serve quasi di poetica guida al forestiero. Ivi fu la Sibilla Cumana, ivi l'entrata dell'inferno, ivi è presso il mare un delizioso seno, che il popolo chiama ancora La Scuola di Virgilio, ivi è la sua tomba. Virgilio parla ne' suoi versi della grande predilezione avuta per Napoli, ed a lui fecero dire:
      Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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