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      Ma Sergio
      sono le parole d'uno, che fu a parte di tali sofferenze, "e i suoi fidi, che invigilavano alla libertà della patria, e serbavano l'onestà degli antichi costumi, eran decisi piuttosto morire di fame, che piegare il collo al giogo del re odiato"25. Finalmente gli aiuti vennero; i Pisani, l'imperatore, il Papa liberarono la città dall'assedio; ma quando eran sul punto di sconfiggere i Normanni, venuti invece a discordia, abbandonarono di nuovo la città ad un nemico soverchiante. Non le restavano ora che trecento soldati, i vecchi, le donne e i bambini; gli altri erano tutti morti di fame o di ferro. Il suo valoroso capitano Sergio, dopo avere per tanti anni eroicamente servito la patria, era anch'esso caduto nelle ultime battaglie. Fu quindi inevitabile arrendersi, e così l'anno 1137, Ruggiero ricevette nel castello dell'Uovo gli ultimi eroici difensori, i soli avanzati alla strage: essi ora venivano a prestare obbedienza. Ed il Re fu compreso di tanta reverenza, che mentre aveva sempre saccheggiato le città vinte, volle a Napoli lasciare quasi tutti i suoi privilegi municipali, e contro ogni aspettativa, per qualche tempo ancora, le concesse di continuare a reggersi colle antiche consuetudini e con le leggi romane. Cominciò poi a fare grandi opere di pubblica utilità, che vennero da' suoi posteri continuate. In questo modo la città fu riparata, arricchita, ripulita, e l'aere corrotto dai cadaveri, dalle acque lasciate senza corso per tanto tempo, venne purificato; ma la libertà fu spenta in tutta l'Italia meridionale, e la bandiera repubblicana, che tanti allori doveva continuare a raccogliere nel settentrione d'Italia, era per sempre caduta nel mezzogiorno.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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