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      Ogni volta, che erano esposte all'aria, la natura si conturbava tutta, ed il mare s'apriva, quod nos vidimus et probavimus, dice il tedesco Corrado, il quale parla ancora di una maravigliosa boccetta da Virgilio costruita, che conteneva l'immagine della città e ne era anch'essa il palladio. Così finalmente la superstiziosa leggenda è compiuta, ed essa incomincia il suo viaggio per l'Italia e l'Europa, diversamente modificata, secondo il genio dei popoli che percorre, serbando però sempre in Napoli il suo primitivo carattere.
      Il più antico documento napoletano conosciuto finora, che ci parlasse di Virgilio Mago, era la Cronica di Napoli attribuita erroneamente a Giovanni Villani26, nella quale la leggenda del Mago e la storia primitiva della città sono quasi tra loro confuse. Si è lungamente disputato invano sul vero autore di questa Cronica, che giunge all'anno 1382 circa, ed è quindi più di due secoli posteriore ai primi testimoni stranieri, che discorrano particolarmente della leggenda. Fu osservato che i due primi libri della Cronica differiscono molto dal terzo, nel quale si vede qualche volta una forma assai più corretta, e sempre un carattere più storico. Ma tra i manoscritti della biblioteca nazionale di Napoli trovasi un codice del secolo xv, il quale contiene appunto una Cronica di Napoli, sulla quale una mano assai posteriore ha messo ancora il nome di Giovanni Villani, forse perchè, finita la Cronica napoletana, si continua, senza alcuna distinzione di capitoli o d'altro, a dare una lunga serie di brani di quella del fiorentino Villani.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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