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      Se non che l'autore napoletano conclude il suo lavoro, col dire espressamente il suo nome, che è Bartolommeo Caracciolo, detto Carafa, Cavaliere di Napoli27. Il suo libro, come dice esso medesimo, è una compilazione di altre cronache, e, narrata la storia primitiva e leggendaria di Napoli, va rapidissimamente fino all'anno 1380 circa. Sembra quindi evidente, che il supposto Villani o, come lo dicono, falso Villani abbia ricopiato e raffazzonato da questo codice, o da altro simile, facendo un sol libro della Cronica del Caracciolo e dei capitoli del Villani fiorentino, ponendovi ancora qualche cosa di più, quando è giunto a' suoi tempi. Cosicchè per un lungo tratto, la somiglianza delle due Cronache è grandissima; anzi sembra che l'uno non faccia che copiare l'altro, con molte varianti, mentre andando innanzi, la differenza diviene sempre maggiore, e compariscono nel più recente lavoro capitoli affatto nuovi, alcuni dei quali sono presi di pianta dal cronista fiorentino; e ciò fu poi cagione del falso titolo, che dette occasione a molte e varie ipotesi.
      Comunque sia di ciò, apparisce chiaro, che nella fine del secolo XIV, potevasi ancora scrivere la storia di Napoli insieme con quella di Virgilio Mago. Il dubbio era certo già cominciato, perchè noi troviamo che il Petrarca condotto da re Roberto alla tomba di Virgilio, e interrogato della sua opinione intorno alla leggenda, appena si potè trattenere dal ridere. Tuttavia sino al secolo XVII vi sono scrittori napoletani, che parlano ancora sul serio delle magie di Virgilio.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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