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      Et poi disse: Andiamo oltra a queste altre pene.
      CAPITULO V.
      Come partendosi de qua, l'angelo e l'anima trovaro de mirabile pene.
      Levosse l'angelo per sequitare lo suo camino; ma l'anima non potea andare, perchè s'era tanto afflitta de' tormenti che l'avea portada, che non potea andare drieto. Alora l'angelo toccolla e confortolla e fecela forte et indussela ad andare tosto, per compire loro viaggio. Et andando per longa via, vedessemo uno stagno d'acqua tempestosa, e molto largo; et essendo tempestosa93, non guardando94 coloro ch'erano dentro, guardai95 insuso ad alto. In quello stagno era grandissima moltitudine d'anime, che urlavano fortemente, e non dimandavano altro che anime a devorare. Sopra questo lago era uno ponte longo doa milia passa, e largo uno passo; sì ch'era più longo e più stretto che l'altro passato. E sopra questo ponte era una tavola confitta con chiodi, con le punte di sopra molto aguzze, li quali foravano96 tutti li piedi de coloro che andavano suso; e nessuno potea passare, che tutte le bestie de questo lago non corresseno al ponte, per devorare tutte quelle anime; che cascavano quì dentro, che non potevano passare. E de le sue bocche usciva fuoco grandissimo, che pareva che fesse brusare tutto 'l mondo e quello lago. E guardando me da longi su il ponte, vidi venire una anima, che piangeva molto forte et amaramente, e redolevase e scusavase se medesima de' peccati suoi, et aveva adosso uno fascio de ma-nelle de grano, et era constretta de passare sopra questo ponte; e cotanto peso era, che la portava grandissime pene de' piedi forati per li chiodi, et avea grande paura de cascare in lo lago bullente, unde le bestie crudele stavano con le bocche aperte per devorare l'anime.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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