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      Rispose l'angelo e disse: Figliola mia, l'evangelista non intendeva de questa via; diceva de la delettazione de li deletti e consolatione, le quale altrui caperanno legendo144, ma non cognoscendo; e non pensano, che per questa scienzia poi posseno venire in questa così stretta e longa via, e paurosa. Et ancora è peggiore el posto donde viene l'anima, ch'è la via.
      Andando poi oltra145 molto faticosamente, e longi, giunsemo a una valle ne la quale udissemo molti pianti e guai. Allora io, lo quale udi' questi pianti, dissi: Signore mio, odi tu quelle voce e quello pianto? Rispose l'angelo: Sì che le odo e ben lo so. Et io li dissi: Come ha nome questo tormento? Rispose l'angelo e disse: Questo tormento ha nome Vulcano, per lo cui ingegno molti sono cascati e cascano e sono tormentati da lui. Et io dissi a l'angelo: Signore mio, debo sostenire questo tormento? Rispose l'angelo e disse: Sì. E ditte queste parole, andava inanti, et io lo sequitava. Et approssimandose, ne venne incontra il tormentatori con tenaie146 affocate; e niente dicendo a l'angelo, me presero et gittome ne la fornace del fuoco ardente; e soffiando nel foco con li mantesi, affuocome e destrusseme come fa lo piombo nel fuoco, infino a tanto che quella moltitudine d'anime torna in niente. E quando sono così destrutte, che non pareno se non una cosa guasta, le revolgevano147 e revoltavano, e facevano de vinti una massa, e de trenta una massa, e de cento un'altra massa: et ancora peggio, chè per questo non potevano morire, et aspettavano che li desseno la morte, e non la potevano avere nè trovare.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Figliola Vulcano