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      Et guardandomi dintorno, se io poteva vedere per alcuno modo, donde quelle cose venivano; vidi una fossa quadra, quasi come una cisterna profundissima molto, e de questa fossa usciva una fiamma de fuoco, a modo de una altissima colonna, e puzzolente con grande fumo; e destendevase fino al cielo, et in quella fiamma era grande moltitudine d'anime con molti demonij, le quale salivano come faville, come la fiamma, e tornavano in niente, e ricadevano con li demonij ne lo profundo de l'inferno.
      Poi ch'io vidi questa grandissima maraviglia, voleva ritornare in drieto, e non poteva levare gli piedi de terra; e reprovandomi pių e pių volte, non potendo pių, piena di furore, ritornai a me medesma; e presi a dire154, squarzandome la guancia con l'ongie mie, cridando: Guai a me, perchč non moro, e perchč non volsi credere a le Scritture, unde io veggio ch'io son dannata. Udendo questo li demonij, ch'erano su le fiamme, incontinente mi fonno intorno, con instrumenti de ferro, con li quali tiravano l'anime a' tormenti; e quando m'aveno cosė intorniada, tuttiquanti dicevano ad una voce: O misera anima, tu hai provato fino qui poche pene; ma ancora tu vederai de maggiori tormenti, li quali se confanno a le tue opere. Ormai non porrai morire, e sempre starai in tormenti e non poterai mai sperare d'avere consolazione nč conforto nč aiuto nč misericordia. Apressati al ponte de la morte, e ne lo profundo de l'inferno serai appresentata senza indugia alcuna; e colui che te mena qui, t'ha ingannata, e non lo vederai mai pių. Ora te libera, da le nostre mani, ora, adunque, dogliti dolente misera; piangi, lamentati, biastema chi t'ha qui menata, e chi t'ha creata; piaccianti coloro che sempre piangono, e con loro eternalmente nel fuoco arderai, perchč 'l non č ormai alcuno che te possa liberare de le nostre mane.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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