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      E poi dicevano insieme: Perchè induciamo noi? Pigliamola155 e tiremola giuso, e mostreremoli li nostri alberghi, e diemola a devorare a Lucifero. Et menando quelli instrumenti, me minacciavano de la morte eternale; et erano questi spiriti negri come carboni, e li occhi suoi come lampade de fuoco, li denti avevano bianchi come neve, et avevano code a modo de scorpioni, et aveano l'ongie come de ferro, molto aguzze, et avevano ale a modo de voltore. Minacciando così costoro de tranne seco ne l'inferno, et andando cantando a lei che piangeva derottamente uno canto de morte; subitamente lo spirito dolce de luce, con vigore de fortezza cacciò via questi spiriti, e le tenebre; e poi dolcemente me confortò e disse: Alegrati, figliola mia, de la luce, e lauda e benedice Dio tuo creatore; perciò che tu averai misericordia e non iudicio. Viene, e vederai ancora più pene e maggiore. Andiamo, che io te mostrarò lo pessimo inimico et adversario de la umana generazione.
      CAPITULO X.
      Come l'Angelo mostrò Lucifero a l'anima.
      Et andando inanzi l'angelo, giongessimo a le porte de l'inferno, e mi disse: Vieni con mi; ma fazzo te sapere, che lo lume che noi vedemo dentro, è deputato solamente a ciò, che tu possi ben videre ogni cosa; ma altramente non luce mai. Et appressandome, vidi lo profundo de l'inferno; et contemplando lì dentro, viddi tanti e tali tormenti, che mai non s'udì dire. La era gente che giacea; e se 'l fusse uno ch'avesse cento capi e cento lingue in questo mondo, non poteria essere persona che lo potesse narrare.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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