Pagina (150/287)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma, pensando che non seria utile a tacere queste cose, io dico certamente, ch'io viddi quello demonio principe de l'inferno, pessimo inimico de Dio, de156 la umana natura, lo quale avanzava per grandezza, senza comparazione, tutte le bestie ch'i' vidi mai denanzi, a la cui grandezza non sapea simigliare a questa alcuna ch'io avesse mai veduta inanzi; ma in quello loco ch'io udi e viddi già scrivere ad altri157. Disse158 adunque, che quella bestia era nigrissima come carbone, avea forma de corpo umano, dal capo infino a li piedi, salvo che l'avea cento mani, e erano longe cento palme, e ciascuna mano avea una grande coda159, et aveva una orribile figura; l'ongie longe come lance da cavallo, et erano de ferro, e così erano quelle de' piedi; et avea el becco molto longo e grosso, e la coda molto asperissima e longa, apparecchiata a nocere a l'anime con molti ponzoni acutissimi. E quegli160 giaceva sopra una gradella de ferro, posta sopra le brase ardente, sotto le quale soffiava innumerabili demonij, con mantesi. Et intorno quello orribile, stava grande moltitudine d'anime e de demonij, che alcuna persona de questo mondo non lo poteria mai credere, che 'l mondo avesse mai perdute161 tante anime. Era ancora quello inimico de Dio, ligato per tutte le membre, con catene de ferro molto affocate de fuoco; et stando così su li carboni, bene rostito, se volge suso uno lato e l'altro, e revolgendose, destende tutte le membre in quella moltitudine d'anime, che li stanno dintorno; e quando ha piene le mane, le stringe e spremisse in bocca, come se fa el vino de l'uva, quando ha grande sete.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Dio Dio