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      Questa gente s'inginocchiavano avanti al re e dicevano: Noi siamo l'opera de le tue mani, che ti dovemo ringraziare. Allora io dissi a l'angelo: Io me maraviglio molto de questo signore, ch'abbia tanti servi; però ch'io179 cognosco tutta questa gente180 e de costoro non è alcuno ch'io cognosca? Rispose l'angelo e disse. Non odi tu come cridano: Noi siamo l'opera de le tue mani? Questi son li peregrini ch'albergaveno in casa sua, e li poveri che li servano181; e perciò per le loro mane, si n'è retribuito maggiore merito senza fine. Et io dissi a l'angelo: Io vorria sapere, se questo re, che fu mio signore ne lo mondo, ave182 mai pena nessuna da che 'l morì e venne in questa requie. Rispose l'angelo: Ne ha portato e porta ancora; aspetta un poco e vederai la sua persona. Et aspettando, subitamente fu oscurata la casa, e andò via tutta la gente, li quali tutti se contristavano. E lo re fu turbato, e piangendo, uscì fuora; et io seguitai, e vidi tutta quella gente spandere le mani verso il cielo, e devotissimamente pregavano Dio, e dicevano: Signore Dio, patre onnipotente, abbi misericordia del servo tuo, come tu sai che 'l fa mestiero. E riguardando, vide che lo re rimase ne lo fuoco, fino a lo umbeliculo, et da lì in su era vestito de cilicio molto aspero. E io dissi a l'angelo: Quanto tempo porterallo questa pena? E l'angelo mi rispose e disse: Lui porterà tre ore del dì, e vinti se riposcerà183. Et io dissi: Perchè portelo queste pene, e non l'altre? E l'angelo mi rispose: Perciò stalo nel fuoco, infino a l'umbelico, perchè maculò el sacramento del matrimonio legitimo; e perciò tienelo lo cilicio, perchè l'offese e uccise quello conte, avenga che lui ne fusse degno184. Ma ello non osservò li patti, e lo sacramento ch'era fatto infra elli doi; unde, fuori questi doi peccati, tutti l'altri li sono perdonati, avenga che ancora de questi lui se confessasse.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Dio Signore Dio