Pagina (160/287)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Et io dissi a l'angelo: Signore mio, s'el ti piace, lassame apressare, a vedere coloro che son dentro. Rispose l'angelo e disse: Piacemi che tu vedi et odi; ma non intrare dentro. Allora costoro197 usano continuamente vedere la santa Trinità, e chi vi intra una volta, non esci198 mai, s'el non fusse vergine ch'avesse meritato, per purità de vita, essere congiunta199 a li cori de li angeli. Appresentossi adunque l'angelo a me, e vedemo omini e femine religiosi, li quali erano simigliante200 a li angeli, e lucevano di molto splendore. Di costoro el suavissimo odore, el canto dulcissimo avanzava tutta la gloria ch'io avea veduta innanzi; di costoro non era figura alcuna a levare la voce da le labre nè toccare instrumenti, cantando e' sonando e 'l canto e l'omelia, secondo lo diletto de ciascuno. Li capilli loro erano resplendenti, de quelli pendevano, candele d'oro purissimo, mesurate e composte a modo d'una tescitura201, a li quali pendano202 calici e coppe molto grande, in quantità d'angeli, li quasi, levavano e cantavano suave e dolce melodie.
      CAPITULO XVI.
      Come l'angelo mostṛ a l'anima l'arbore, che representa la santa madre Chiesia.
      Delettandomi vedere tanta gloria, e desiderando stare sempre nel loco preditto, l'angelo me disse primamente; et io, guardando, vidi uno arbore grandissimo e spazioso e verdigiando di fronde. Eranvi molti uccelletti su, e de diverse maniere, e pieno d'ogni generazione de frutti, e le fronde de diversi colori, li quali uccelli cantavano concordevolmente a modo d'organi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Piacemi Trinità Chiesia