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      Allora lo vescovo, veggendo la sua fermezza e costanza che per niuno modo rimuovere nol petea, feciegli una lettera al priore di quello luogo dov'è il detto Purgatorio, comandandogli228 che questo cavaliere veramente penitente dovesse mettere nel Purgatorio, secondo l'usanza degli altri che in esso erano entrati. Ed essendo il cavaliere pervenuto a quello luogo, conosciuto ch'ebbe il priore la cagione della sua venuta, incontanente lo cominciò fortemente a sconfortare, siccome aveva fatto lo vescovo, diciendogli di molti che v'erano entrati com'erano periti, chè mai non erono tornati229. Ma lo cavaliere di Cristo, ricordandosi della moltitudine delli suoi peccati, per mondarsi da essi, rispuose che, rimossa ongni cagione, era disposto a compiere questo suo intendimento. Allora il priore lo mise nella chiesa, e comandogli che dovesse digiunare nove dì continovi, istando continovo in orazione; e fare cierte altre buone operazioni, sicome era usanza di quegli230 che veramente sono pentuti, e che quivi volevono entrare.
      Compiuti i nove dì, il priore con tutti i suoi calonaci e cogli altri cherici vicini d'intorno, fecieno una solenne pricissione, accompagnando il predetto cavaliere infino alla bocca del Purgatorio. Ed essendo così quivi tutti pervenuti, quello venerabile priore, dinanzi a tutta quella gente, incominciò a parlare e ripetere da capo a quello cavaliere tutti i pericoli che prima detto gli avea, e pregarlo231 che a ciò disporre non si dovesse, proponendogli ancora da capo la moltitudine de tormenti che gli converrà232 sostenere, volendo là entro entrare, secondo che certi che v'entrarono e poi n'uscirono, racontarono, secondo che si truova per iscritto233. Ma quello costante cavaliere di Cristo, perfettamente contrito di tutti i suoi peccati, volendo andare a quelle pene di che si giudicava degnio, con chiara voce lietamente disse, ch'al tutto era disposto di entrare in quello Purgatorio, disiderando che in quelle pene lo suo corpo fosse tormentato, col quale aveva offeso lo suo Creatore; e voleva che in quelle pene gli suoi mali fossono purgati, i quali con diletti avia234 fatti e ordinati e operati.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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