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      E come più andava innanzi, il ponte si rallargava, e tanto crescieva poco a poco, che due carra largamente gli sarebbono venuto d'incontro308, sanza niuno suo impedimento o pericolo. E le demonia, che ninfino a quì309 avevano accompagnato il cavaliere, facevano tremare lo ponte, commovendo grandissimi venti, e quanto potevano s'ingeniavono di farlo cadere; e stavono a piè del ponte, però che più oltre eglino non potevano andare; istavono come cani arrabbiati, aspettavano lo suo cadimento310. Ma vedendo che liberamente passava, cominciarono a fare sì grandi e terribili istrida, che pareva che tutto il mondo nabissasse e pericolasse; e sì fatte furono queste istrida delle demonia, che gli furono maggiore gravezza a sostenere, che non erano state alcune delle altre pene passate. Ma vedendo lo cavaliere, che niuno di loro lo seguitava311 e che più oltre venire non potevano, ringraziò lo suo piatoso salvatore, e sicuramente andava312. E le demonia continovamente su per lo fiume discorrevano; gittandogli a dosso que' loro uncini, ingiegniandosi d'araparlo e tirarlo in quello fiume. Ma il cavaliere, dalla divina potenza atato, al tutto delle loro forze fu liberato; e andando oltre arditamente, vide alla perfine tanto cresciere questo ponte in larghezza, che andando per lo mezzo, non avrebbe potuto disciernere, nè dalla parte ritta nè dalla manca, alcuna persona che fosse stata alla sponda d'esso. E così, sano e salvo, pieno di molta allegrezza ispirituale, passò questo dubbioso ponte, av


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287