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      Le quale imagine fini al dì de oge, sì appareno sopra a la ditta porta, la quale al presente ei chiamata porta de Forcella.
      XI.
      Como Virgilio ordinò lo ioco de Carbonara, per esercitare li Napolitani
      che fossero valenti.
      Et in quillo tempo anche ordenò, che onne anno si facesse lo ioco de Carbonara, non con morte de omini, come fo fatto de poi; ma ciò fece per esercitare li omini in li fatti delle arme, e in quilli tempi se donavano certi doni a quilli ch'erano vincitori. E lo dito ioco abe principo de menare melerange, a le quale poi succese lo menare delle prete, dapoi co li bastuni; vero è che gi andavano co lo capo coperto de ferro o vero de coiro; de poi più innanti, poi la morte de lo nostro Singnore Iesù Cristo, MCCCLXXX, de quilli che gi iocavano, non ostante che si armavano de infinite arme, molti giende moreano, e quillo loco ei chiamato Carbonara; imperciò che là si soleno gettare le bestie morte e la mondatura de li carbuni. Anche ordenò lo preditto Virgilio, in de la ditta cità, per la sua arte magica, quattro capi umani, che longo tempo innanti morti erano stati, le quale capi davano vere resposte de tutti li fatti, che si faceano in tutti le quattro parti de lo mundo; azò che tutti li fatti de lo mundo fossero manifesti a lo duca de Napoli.
      XII.
      Como Virgilio ordinò che dentro la cità de Napoli non senze trovasseniuno verme nocivo, che fosse venenuso.
      Anche ne la dicta cità de Napoli, a la preditta porta Nolana, la quale al presente è chiamata la porta de Forcella, como è ditto de sopra, et è una via de prete, artificiosamente construtta et ordinata; et a la ditta via pose uno sigillo lo ditto Virgilio, non senza gran ministerio, lo quale concluse e anullao onne generacione de serpenti e altri vermi nocivi; la quale cosa, per la divina misericordia, per fine a mo' ne ei osservato, intanto che, per niuna cava de fondamenta de edificio, sotta terra, o vero per puzo, o vero per chiaveca, mai non fo trovato serpe ni altro verme nocivo, nè vivo nè morto; eccetto si con feno o strama, fosse portato alcuno casualemente.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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