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      Il Re, che ci avea speso l'osso del collo, si metteva le mani nei capelli. Ma ecco gli si presenta un Eremita, e gli dice che lì c'è un incantesimo; e che per scongiurar questo e veder colmo lo stagno, non c'era altro mezzo che immolare un penitente o un eremita. Il Re non volle sentir altro; e non avendo di meglio sotto mano, fece acciuffare lo stesso Eremita che gli avea dato il consiglio, lo sacrificò in riva allo stagno, e ordinò che il cadavere fosse gettato in acqua. Volle il caso che il corpo dell'Eremita cadesse proprio sul foro che comunicava col sotterraneo e così bene lo tappasse, che l'acqua non colò più di sotto, lo stagno si riempì, e tutti i dintorni furono ben presto irrigati e verdeggiarono di piante.
      -Sì - consentì a sua volta Carataca - buona cosa è la prudenza. Ma d'altra parte Il nostro Interesse ci consiglia di recarci dal Re Leone. Da che siamo lontani dalla Corte, e in disgrazia, la vita nostra è una miseria. Tornati appena in favore, ci vedremo subito onorati e accarezzati; e poi anche potremo giovare ai nostri parenti, agli amici, dispensar sussidi, soccorrere gl'indigenti, far ogni sorta di buone opere...
      -Eh, amico! - ribattè Damanaca - tu dimentichi l'antica massima: il furto, la ricchezza, l'ira, la magia e il servire i Re hanno sempre conseguenze funeste. Tutto pesato, io non vengo alla Corte del Leone. Se mai, vacci tu solo.- Hai torto riprese Carataca.-In un affare come questo, si deve andar d'accordo, se non si vuol correre alla propria rovina; se no, separandoci, ci toccherà la sorte dell'uccello a due becchi.


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Il pancia tantra ovvero Le cinque astuzie
Cento e più favole per divertire ed istruire la gioventù
di Viscnù-Sarma
Società editrice Partenopea Napoli
1914 pagine 129

   





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