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      Subdorò Sangivaca le mal celate cupidigie e le perfidie che gli si apparecchiavano, e riconoscendo di non essere assolutamente in grado di opporre una valida resistenza, cercò salvezza in una pronta fuga, ripetendo a propria giustificazione l'antica massima che:
      “Una vita randagia è preferibile ad uno stato di miseria nel paese natio, dopo essere stati abituati a vivere in questo fra gli agi e i piaceri.„
      Mentre percorreva a caso la campagna circostante e le regioni contigue, senza sapere dove dirigere i propri passi e dove fissar stabile dimora, dopo aver lungamente vagabondato a destra e a manca, arrivò finalmente sulla spiaggia del mare, e vi trovò un enorme attimara, che è una specie di fico gigantesco, carico di frutti maturi.
      - Qui mi fermerò, - disse, dopo osservato il posto solitario. - Non c'è pericolo che si venga a disturbarmi e non c'è da durar fatica per procacciarsi il pranzo: tutto mi dà a sperare di viver tranquillo quel tanto che mi resta da vivere.
      Campava così da qualche tempo, nutrendosi dei frutti che l'albero non cessava di produrre e che gli parevano squisiti. Un giorno che se ne stava accovacciato sopra uno dei rami che più sporgevano sul mare, si lasciò scappar di mano alcuni dei frutti di cui si andava saziando. Un Coccodrillo, che per caso trovavasi in quelle vicinanze, attirato dal rumore che i frutti producevano battendo sulla superficie dell'acqua, si accostò per vedere di che si trattasse e ne assagiò qualcuno. Trovatili di duo gusto, guardò sotto all'albero, e vedendo che tutto il terreno n'era coperto, venne sulla spiaggia per mangiarne a sua posta.


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Il pancia tantra ovvero Le cinque astuzie
Cento e più favole per divertire ed istruire la gioventù
di Viscnù-Sarma
Società editrice Partenopea Napoli
1914 pagine 129

   





Sangivaca Coccodrillo