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      A questi impostori diremo di gettar la maschera con cui hanno illuso il popolo e colla quale se ne sono approfittati per sedere a posti elevati negli ufficii costituitisi subito dopo la rivoluzione nel 1848, come dopo la partenza dei Tedeschi nel 1859: gettino la maschera giacchè l'Austria non promoveva al grado di commissario superiore uomini de' quali non avesse avute guarentigie sulla loro sincera adesione al dispotismo. In nuovo governo potevano servire gli antichi impiegati: sta bene! sarebbesi con ciò compiuta un'opera di conciliazione, avrebbe il nuovo governo usufruttato delle cognizioni che dà una lunga pratica d'ufficio acquistatasi, avrebbe mostrato doversi ammettere la riabilitazione dell'uomo: ma io sprezzo coloro che dopo aver servito fedelmente l'Austria, fecero il cerretano col proclamare di averla tradita: questi son quelli capaci di disertare bandiere ad ogni volger di casi. La giustificazione quindi anche del Zamara non può essere rifiutata in tutto, ma accolta soltanto col beneficio dell'inventario.
      Procedendo quindi nella narrazione dei fatti avvenuti nel 18 di marzo, diremo che, dopo il fatto da noi narrato, circa ad un'ora e tre quarti nella contrada di Pescheria Vecchia (ora più non esistente, e la quale era situata nell'area attuale di Piazza del Duomo che da Piazza Mercanti procede verso la galleria Vittorio Emanuele, comparvero nove ussari a cavallo, i quali uscivano dalla porta di Piazza Mercanti, che ora più non esiste, e roteando le sciabole intorno quasi a sfida ai cittadini, procedevano baldanzosi.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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