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      Ciò attestiamo in omaggio della verità, onde dimostrare che non ci suggeriamo alla passione nello stendere queste pagine, ben riconoscendo che nell'ufficialità austriaca eranvi pure ottimi elementi, e che quando trascesero ad atti brutali, in maggior parte devesi far risalire ogni responsabilità al governo di Vienna che aveva aperto un abisso di odii fra esso e gl'Italiani; odii che si esplicavano poi contro l'esercito ch'era ritenuto strumento del despotismo, senza considerare che l'esercito in mano de' tiranni viene esso pure retto da tale tirannica disciplina da renderlo macchina e nulla più, e non corpo morale intelligente e volente. La truppa però che da S. Vicenzino erasi condotta pella contrada de' Maravigli, e quindi per quella di S. Maria Segreta, sconcertò i disegni de' popolani ch'eransi colà concentrati onde forzare l'armajuolo Sassi ad armarli. Alla vista della truppa la folla che ritrovavasi aggruppata e minacciosa avanti la bottega d'armi, sorpresa dalla subitanea apparizione si abbandonò alla fuga, non potendo del resto concepir proposito di opposizione dal momento che ritrovavasi completamente inerme.
      Rimase così libero il passo alla truppa; ma ben altri avean divisato di disputarle il passaggio, e il conduttore dell'albergo di S. Carlino ne doveva esserne capo.
      Era questi un tal Beretta Costantino il quale accortosi dell'agitazione ch'erasi diffusa per tutta la città, aveva sin dal mattino tenuta la casa semichiusa; aveva fatta forte provvisione di mattoni, di sassi e di quant'altro valesse a recar offesa, ponendosi co' suoi all'erta di quanto potesse succedere.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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