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      Un colpo di cannone del Castello rispondeva a tali procedimenti; ed a quel colpo tutti intrepidamente si fecero innanzi, pronti a sostenere l'assalto.
      Non più che 50 erano i fucili; e molti, che pure avrebbero bene adoperate l'armi, ne erano privi. Più scarse ancora erano le munizioni; avevamo poca polvere, e le poche cartucce trovate nel corpo di guardia dei pompieri. Questi, in piccol numero rimasti in Broletto, ajutarono alla difesa; e principalmente guidarono sui tetti quelli che avevano a gettar le tegole. Le finestre del Broletto, che guardavano verso strada, furono accomodate a feritoje, tranne quelle della famiglia del delegato. Di questa guisa e con tali provvedimenti, si potè combattere per ben due ore. L'inimico non tardò a venire all'assalto.
      Irrompevano gli Austriaci da ogni lato. Il Broletto era investito dalle contrade, bersagliato dai soldati che s'erano impadroniti dei tetti delle case vicine. I colpi di cannone spesseggiavano dalla contrada di S. Marcellino e dall'angolo del Rovello. Alcuni pontonieri mandati innanzi ad atterrare le porte, cadevano percossi dalle tegole. Poco frutto invero faceva anche il cannone; i colpi arrivavano obbliqui. Ma indi a poco, occupate tutte le contrade vicine, il nemico piantava di contro alla porta i due cannoni. Ma l'angustia della via non gli consentiva di adoperarli così da presso. Continuava colla moschetteria, e intanto sfondava due botteghe che erano dirimpetto alla porta, e vi faceva entrare a coperto i due cannoni. Procacciato a questo modo anche maggiore spazio ai cannonieri, dava opera a colpire la porta.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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