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      Alla sera del 18 marzo fu fatto circolare il seguente bando:
     
      CITTADINI!
     
      Le prime prove d'oggi dimostrano che in voi è ancora il valore de' Padri vostri. Perchè queste non siano infruttuose bisogna che proteggiate quello che già avete fatto. Conviene adunque che neppure la notte vi stanchi e v'inviti a riposo, perchè il nemico veglia contro di voi. Difendete le barricate; armatevi, e vittoria e libertà sono con voi.
     
      ORDINE! CONCORDIA! CORAGGIO!
     
      E il popolo milanese non si fece replicare l'avviso: nessuno defezionò al proprio posto: cittadini d'ogni condizione, d'ogni età, d'ogni sesso, - le donne persino, - vegliarono alle barricate, altri presidiarono i tetti, pieni d'entusiasmo, di ardimento, di gioja. Il breve riposo, che si alternavano gli uni cogli altri, si prendeva al posto del combattente: - alla barricata, - sui tetti: - la refezione si faceva agli stessi posti: - le donne confezionavan le vivande e arditamente le trasportavano al posto di guardia.
      Pericolosa era oltremodo la sicurezza del popolo milanese, il quale non contava in totale in quella notte del 18 al 19 marzo che trecento a quattrocento fucili, la maggior parte o tolti ai Tedeschi o da caccia; e pochi anch'essi, poichè molti cittadini, temendo venisse pubblicato ordine di consegnarli all'autorità, avevanli spediti in campagna.
      Ma quello che più rendeva pericoloso il successo della rivoluzione si era il pericolo in cui versava il suo quartier generale pella posizione in cui si trovava; cioè in casa Vidiserti nella contrada del Monte Napoleone.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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