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      - Si mormorava: Tiene egli dunque il piede in due stivali? Basta; dico che la lettera fu lacerata.
      All'una paura altra succedeva più grande e attuale. Casati si ripose a tavolino, e torturato scrisse un nuovo biglietto con cui s'accettava la gendarmeria. Ma l'ora era avanzata. A sedurlo - bisognò logorare tutti i ferri del mestiere. E fu troppo tardi. - La lotta impegnata su tutti i punti, e le comunicazioni interrotte, divenne impossibile ogni corrispondenza, e quindi anche quella per l'accettazione della gendarmeria. Così noi dobbiamo riconoscenza al padre della patria, al conte Casati, d'una vittoria di più: abbiamo combattuto anche gli amici e fratelli della gendarmeria."
      Le truppe imperiali si diressero da prima verso Porta Comasina e verso S. Giovanni sul Muro, dove si diramarono in varii drappelli. Non potendo prender posizioni nell'interno della città, le truppe cercarono impadronirsi degli sbocchi principali delle corsie sino ai ponti sul naviglio. L'artiglieria fu spinta ne' borghi di P. Orientale, di Monforte e di porta Ticinese, nonchè pelle vie di Brera, della Cavalchina e del Baggio, aprendosi strada colla violenza, col terrore diffuso da crudeli atti e con numerosi arresti di cittadini che venivan tratti in Castello, sollecitandosi il lor passo con pugni e con punture di bajonetta.
      La lotta incominciò ben presto: il cannone battette le barricate, ed, ove le rompeva, i fanti correvano alla bajonetta contro i male armati cittadini, li scannavano; mentre la cavalleria s'inoltrava a calpestare sotto le zampe de' cavalli i morenti e i morti.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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