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      Allorchè questa scoppiò, egli fu destinato in prima a organizzar la guardia civica e quindi a comandar tutte le forze attive della rivoluzione: agli archi di Porta Nuova, monumento della sconfitta di Barbarossa, respinse un drappello di granatieri ed un cannone, ed ivi arditamente vi piantò, baciandola, la bandiera tricolore: in seguito, nell'assalto del Genio, avvenuto nel 21 di marzo, appuntato un cannoncino alla porta principale di esso, nell'atto che la sfondava, fu colpito in fronte da una palla di moschetto; morì quindi nel quarto giorno della rivoluzione, come Epaminonda, lieto della vittoria de' suoi: morì invocando Dio e la patria. -
      A porta Orientale tre volte il Tedesco arditamente si spinse verso S. Damiano, e per tre volte fu arditamente respinto e ricacciato lontano: l'entusiasmo eravi grandissimo: una palla di cannone avendo portato via tutta una gamba ad un ragazzo di 12 anni, egli sclamò: Benedetti coloro che muojono per la patria!
      A Porta Comasina gravi fatti si deplorarono. In quel dì di domenica essendosi molte persone recate ad assistere alla messa che celebravasi nella chiesa di S. Simpliciano verso le ore 9 e mezzo, durante la celebrazione udironsi fucilate per di fuori: eran esse dirette contro coloro ch'entravano od uscivano dalla chiesa. Il prevosto Carlo Ferrario cercò allora persuadere i fedeli a non uscir di chiesa, onde sfuggire alle fucilate; ma un tal Luigi Bocciolini, avendo a casa quattro teneri figli, in lui più che il timor di propria vita prevalendo l'amor paterno, volle uscire per recarsi a provvedere di cibo i figli, perchè egli era vedovo: ma presentatosi appena sulla porta della chiesa, una palla gli traforò il braccio destro, che l'obbligò a ricoverarsi di nuovo in chiesa.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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