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      Abbandonò quindi la milizia e ricoverossi in Francia, ove si assoldò; sperando in quel paese una politica più libera, non essendosi ancora convinto che i governi tendon più spesso all'assolutismo che non a liberi sensi, e gli eserciti non esser altro che le stampelle su cui sorreggonsi. Militò egli quindi per la Francia in Africa, ove tenne alto il nome italiano acquistandosi diploma di prode con sette ferite. Egli era triste però in strania terra, il cuore si volgeva alla sua patria, alla sua famiglia, a' suoi amici: - sperò clemenza nel reggitor del suo paese, - troppo facilmente cullandosi di nuovo in fallaci illusioni; - e tornò! - ma tornato che fu, trovò rinnovarsi il disinganno che gli mietette le speranze preconcette, - e pagò la pena della troppo facil fede col venir arrestato e condannato... Languì per sette mesi colla catena ai piedi in Castello, - quindi coll'oro e colle raccomandazioni degli amici rivide la libertà... Il passato gli si era scolpito nella mente, - e non lo dimenticò più... La condotta dell'Austria gli generò nel cuore il sentimento dell'odio, - e odiolla sempre di poi... Venuto il dì delle prove, egli non mancò all'appello della patria sulle barricate, sui tetti, colle parole animando gli altri, colla fermezza dello sguardo contenendo i dubbiosi, colla valentia nel tiro della carabina aprendo molti vuoti nelle file austriache nella rivoluzione del 1848. Ove fervea accanita la pugna non vi mancò il Broggi; nè la sua carabina sciupava polvere e piombo inutilmente: i suoi colpi eran sempre sicuri!


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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