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      L'intrepidezza, l'audacia, la fermezza spesso atterriscon più che il numero: questo fu l'effetto morale prodotto sul presidio del Comando militare, il quale tentò con perfida arte trarre i giovani guerrieri in agguato. Sulla porta del palazzo militare comparve un ufficiale con bandiera bianca, chiedendo pace; ma essendosi uno degli insorgenti presentato a parlamentare, conobbe tosto l'insidia ordita, e gridò al tradimento. E quel grido diffondendosi pella contrada, echeggiando per cento labbra, pose gl'insorgenti in guardia. Nè si sbagliaron essi, poichè ben tosto sbucava truppa dalla contrada dei Fiori, aprendo vivo fuoco di fucileria; ma senza frutto. - Nello stesso dì, verso le ore 3.30, un drappello di soldati sfondò le porte dell'antica osteria di Brera, situata sull'angolo che quella contrada fa con quella del Monte di Pietà, ed entrativi, misero tutto a sacco e ruina sotto il comando del proprio colonnello.
      A porta Comasina (ora porta Garibaldi) un maggiore degli ungheresi tentò sorprendere la buona fede del popolo colla solita menzogna di sospensione d'armi, ed agitando in aria un fazzoletto bianco nel mentre si avanzava al Ponte Vetro, assicurò aver ordinato anche altrove a' suoi di sospendere il fuoco, e propose di recarsi alcuno con lui in Castello per un accomodamento. Il sacerdote don Pietro Mauri, della parrochia di S. Tommaso, si presentò al maggiore e si offerse a parlamentario di pace; ma più non ritornando, si arrestò una guardia di polizia e si notiziò la truppa che la si sarebbe scannata se non ritornava il prete; e la minaccia valse, giacchè poco dopo ricomparve don Pietro Mauro, dichiarando ch'erasi ordito tradimento.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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