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      Questa sera, se riescono i concerti fatti or ora, sarà spezzata la sua linea lungo i bastioni; e per poco che tardi a mettersi in ritirata, non troverà più strade. - Infine, quando pur ci dovesse mancare il pane, meglio morir di fame che di forca". -
      I conti Casati, Durini e Borromeo, propugnando fra quella tanta effervescenza d'animi l'armistizio, si erano messi affatto a nostra discrezione; poichè si udivano affollati all'uscio i giovani vociferare sdegnosamente contro qualsiasi aggiustamento. Dopo essere uscito a tranquillarli, io pregai Casati a por fine a un diverbio oramai ozioso; poichè troppo era manifesta l'impossibilità di far deporre alla gioventù le armi, che aveva sì felicemente impugnate.
      Dopo pochi momenti, giunsero vestiti dei loro uniformi i consoli; e udirono il rifiuto dell'armistizio dalla bocca dell'eroico podestà. Ancora quella volta noi concedemmo ai nostri avversarii un immeritato vantaggio; tanto è vero che non operavamo per ambizione di parte, ma per sentimento di cittadini. Strinsi la mano a quei rappresentanti dell'Inghilterra e della Francia, senza frammettere allusione veruna ai nostri dissidii. È verissimo però che nella lettera indirizzata dal Casati ai consoli, e da questi publicata, il rifiuto dell'armistizio venne attribuito al volere del popolo.
      Appena partiti quei signori, apparve in città il conte Enrico Martini, inviato dal re Carlo Alberto onde parlare della dedizione del paese al re sardo, il quale prometteva soccorsi d'uomini e d'armi in tale caso.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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