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      Da ciò ne risultava, che alzando lo scudo dopo consumata dirò così la scarica, cioè dopo estratta tutta quella serie di scintillette, vibravasi scintilla fragorosissima guizzante ec. ma alzando esso scudo dopo un sol toccamento, la scintilla non ne sortiva che men forte di molto.
      Allora fu dunque che mi volsi al ripiego di vestir di foglia metallica la faccia tutta esterna della tela: così la scarica si fa sensibilmente tutta in un sol toccamento, non impedendola guari la poca spessezza della tela che prima l’impediva coll’estension sua. Del resto torno a dire, il dare una superficie metallica alla faccia che guarda il mastice, è inutile senz’altro, anzi può essere per alcun riguardo di nocumento. In prima l’estrema mobilità del fluido elettrico ne’ corpi metallici, e qualche picciola prominenza che si trovi in detta faccia inferiore, dà facilmente luogo a qualche disperdimento: si provoca più fortemente l’elettricità inerente nel mastice a tradursi per quella: non così però una superficie quasi coercente, qual è quella dell’incerata nuda. D’altra parte poi un simile scudo, che non affaccia metallo alla superficie del mastice, nè minaccia di romperlo, o fonderlo colla scintilla nel venir alzato, nè sopra posandovi, e ricevendo la carica, provoca sì facilmente per qualche sopraggiunta screpolatura al mastice medesimo l’esplosione spontanea, come d’ordinario addiviene cogli scudi sin quì usati, per poco che s’incalzi la carica.
      Giacchè siamo sul punto di sopprimere la superficie metallica ad oggetto di toglier massimamente il luogo all’esplosioni spontanee, non debbo lasciare di farvi parte d’alcune altre mie osservazioni, e avanzamenti circa la pratica, e la teoria dell’Elettroforo.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte prima
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 227

   





Elettroforo