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      Le ho anche mostrate tali sperienze (che ricercano niente più che alcune facili attenzioni per esser fatte a dovere), a diverse persone intelligenti, le quali ne rimasero oltremodo soddisfatte.
      La principale delle attenzioni richieste è che la boccia di Leyden sia scevra affatto di elettricità, allorchè si comincia a caricarla colle prime scintille dell’elettroforo. Non debbe pertanto aver ricevuto da un pezzo alcuna carica, massime forte: perchè riesce assai difficile di sporgliarnela affatto, per quanto se ne tocchino e ritocchino le due armature a un tempo. Infatti si provi dopo tali replicati toccamenti a lasciar un momento in riposo la boccia, essa riacquista tosto tanto di forza da far vibrare l’elettrometro di qualche grado; e questa forza va indi a poco crescendo a più gradi, fino a produr scintilla. Una tal elettricità, come osservò bene il cel. Padre Beccaria, è quella, che rifluisce poco a poco dalla faccia nuda coibente, su di cui erasi per forza della carica alquanto diffusa, a’ confini dell’armature, rientrando nelle quali crea una nuova picciola carica. Or se adoprisi una tal boccia apparentemente scaricata, ma disposta a ripigliare da se un poco dell’antica elettricità, e la ripigli infatti durante il tempo che le si dà la nuova carica colle scintille dell’elettroforo; chiaro si vede che per un doppio, triplo, quadruplo numero di queste, tuttochè eguali in forza, risulterà la carica maggiore o minore di tal proporzione, secondo che quel tanto della sopita elettricità, che va da se risorgendo, è di specie omologa, o contraria.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382

   





Leyden Beccaria