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      Tutto ciò supposto che il gran conduttore Frankliniano non s’imbeva punto dell’elettricità dell’aria. Ma è egli poi così? Ho accennato già che non può dirsi ciò a rigore neppure pel piccolo conduttore dell’elettrometro portatile, nel quale un qualche poco di elettricità, sebbene a stento, e lentissimamente, s’infonde dell’aria quando non sia debolissima: or a quella altezza, a cui giunge la punta del gran conduttore Frankliniano, l’elettricità dell’atmosfera è di raro cotanto debole, che insinuar non se ne possa qualche piccola dose in esso conduttore, la quale aggiunta alla porzione del suo proprio fluido che viene smosso, come si è detto, concorre pure a caricare la boccetta. Parlo di piccola dose, e di gran lentezza che soffre ad infondervisi; perchè infatti non veggiamo che tal conduttore dia frequentemente da se stesso sensibili segni di elettricità, facendo mestieri per lopiù ricorrere all’artifizio del condensatore coll’intervento della boccetta. Questa elettricità, anche non debolissima, a tal che, esplorandola colla fiamma che la sugge facilmente, e celeremente, manifesterebbesi a dirittura (cioè senza far uso del condensatore) forte di 30, 40, e più gradi dell’elettrometro a boccetta, ha dunque una grandissima difficoltà, mancando la fiamma, a staccarsi dall’aria per entrare in un conduttore quanto si voglia perfetto, qual è il metallico, e sia pure acuminato; ciò che non si sarebbe creduto: quindi è che non vi si depone infatti che in parte, e assai lentamente. Ecco perchè fa bisogno sovente di 8, 10 minuti, ed anche d’un quarto d’ora, a far sì che la boccetta di Leyden acquisti dal filo conduttore quella meschina, dirò quasi infinitamente piccola carica, capace appena di esser resa sensibile mercè il giuoco del condensatore.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382

   





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