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      Dirassi che vi scende forse e arriva; ma in poca parte, trattenuta nella massima parte dalle nubi? Ma se anche una picciola parte della supposta colonna d’aria tanto fredda giungesse fino a noi, ne apporterebbe pure qualche refrigerio al caldo soffocante, e romperebbe quella calma e immobilità d’aria, che proviamo giusto allora che si prepara un temporale, e già compaiono i nuvoloni gravidi di grandine.
      Vengo ora all’altra ipotesi che fabbrica la grandine, fuori e assai più alto delle nuvole propriamente temporalesche, intendendo per nubi temporalesche quelle dense e più o meno scure, che lampeggiando e tuonando dan segni di una viva strepitosa elettricità. Queste nubi (giova pure ripeterlo) nella maggior parte de’ temporali non si possono supporre molto alte, e in alcuni si trovano assai basse, come ne avvisa il tuono medesimo, che arriva all’orecchio pochi istanti dopo che il lampo ha ferito gli occhi; e lo stesso comprovano tante altre osservazioni. Ciò dunque ben conoscendo, e che a sì mediocre altezza non regna nell’atmosfera un freddo capace di congelare i vapori, onde formarne grandine, hanno immaginato alcuni Fisici, che i primi rudimenti, gli embrioni, diciam così, di questa grandine, o de’ piccioli grani si formino molto più all’alto, cioè in quella regione, in cui il freddo trovisi non che sufficiente alla congelazione de’ vapori, di molti gradi maggiore; tanto che contraendo que’ primi germi, o granellini di grandine anch’essi un freddo di 4, 6, 10 ed anche più gradi sotto il punto della congelazione, nel cominciar a scendere, e continuar a cadere in tal modo più che gelati, vengano a congelare mano mano altri vapori, attraversando tutto quell’immenso spazio d’aria, e massime l’ammasso nuvoloso del temporale.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382

   





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