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      Riportandomi alle quali osservazioni, e ad altre prove che addurrò nella lettera che seguirà questa da presso, farò quì soltanto riflettere, che se tale e tanta si è l’evaporazione di siffatte nuvole, tale e tanto il fluido elettrico che si portan via i vapori elastici, in cui si converte una gran parte dei vescicolari, onde son quelle composte, che distrutta la forte elettricità in più riduconsi ad una non men forte in meno; può bene essere tanto anche il fluido calorifico che se ne va via con essi vapori medesimi, giusta la loro esigenza, e conforme alla teoria del calor latente: può, dico, essere tanta, e lo sarà qualche volta almeno, la materia calorifica portata via, da distruggere non solo i + 10, 12, 15 gradi di caldo proprio di quella regione, a cui trovansi sospese le nubi di cui parliamo, ma da indurre inoltre in taluna di quelle (quando non fosse, che alla parte loro superiore, la qual soffre la massima evaporazione, e la perdita immediata) una temperatura di — 10, 15 gr. ec. cioè di molto inferiore alla congelazione.
      Intanto lascerò giudicare a voi, Signore, e ad altri, se questa spiegazione io possa dirla tutta mia. A me pare di poterlo pretendere, sebbene non sia io il primo, che abbia avuto ricorso all’evaporazione delle nubi temporalesche per ispiegarne il loro mirabile agghiacciamento in tali giorni ed ore, e in una regione, ove è ben lungi, che geli naturalmente. Il Sig. Morveau l’ha egli pure fatta valere nella lettera sopralodata, che sta nel Giornale di Rozier; ma delle tre cagioni da me allegate, che promovono potentemente l’evaporazione della nuvola, la quale va a formare la grandine, cioè il Sole che sferza co’ suoi caldi raggi tal nuvola, l’aria secca incumbente, e l’elettricità che accresce delle vescichette onde essa nuvola è composta l’espansione e la mutua forza ripulsiva, egli non fa caso, o almen non parla che d’una sola, cioè di quest’ultima, laddove io insisto molto più sull’azione del Sole93. Del rimanente egli non ispiega neppure a dovere come segua l’evaporazione, e perchè si porti via il calore: nulla dice, che la nuvola sia un aggregato di vapori vescicolari; e che questi si risolvano in vapori elastici, cui l’aria come menstruo proprio discioglie, e che in ciò appunto consiste l’evaporazione della nuvola; e che il freddo eccitato da questa, come da ogn’altra produzione di un fluido elastico od aeriforme, viene da che una gran dose di materia del calore s’impiega in certo modo alla costituzione di tali fluidi elastici, ossia ne viene assorbita, e vi diventa latente, in quanto cessa di produrre il calor sensibile di prima ec.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382

   





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